2024 Autore: Harry Day | [email protected]. Ultima modifica: 2023-12-17 15:47
Mi arrendo. non ho potuto ottenere. Mi arrendo con ogni fibra della mia anima, mi arrendo, abbassando le mani e alzando la testa (o è il contrario?), mi arrendo con bandiera bianca e occhi assolutamente felici. Non sono riuscito a registrare un video oggi.
E sai di cosa si trattava? A proposito di confini. Non personale per una volta. Sui confini che sono fuori e dentro di noi.
Vedi, fin dall'infanzia ho cercato di espandere i miei confini. Anche in età prescolare si trattava di partenze il più lontano possibile da casa. Non vagabondaggio, no. L'atto dell'esperimento e della cognizione. Con tutti i mezzi, fino a che punto posso andare?
E così, alle elementari, gareggio con mio cugino di secondo grado in lettura veloce, scrittura e matematica, spingendo i miei limiti nel modo in cui ci ero abituato fin da piccola. Intellettualmente.
A tredici anni, non sono abbastanza me stesso. Mi sento intrappolato nei confini del mio corpo e della mia mente, incapace di vedere cosa c'è oltre l'orizzonte. Come parte di questo conflitto, mi sono imbattuto nel mio primo libro di psicologia a tutta velocità. E mi calmo fino a sedici, immagina, anni.
A sedici anni, sento una nuova acuta crisi di autocontrollo. A causa delle circostanze, si trascinerà per un altro paio d'anni prima che mi butti a capofitto in un nuovo ciclo di psicologia. E ancora, in cornici invisibili, catene invisibili, mi sento prigioniero della mia stessa autocoscienza. Non è questo un motivo per entrare in psicologia - professionalmente?
E così, un giro dopo l'altro, uno dopo l'altro. Nuovi campi inesplorati, nuovi paesi, nuove città, nuove persone, nuovi libri. Non solo me stesso, ma anche il mondo non mi basta. Il mondo mi sembra infinitamente angusto, poi improvvisamente mi appare davanti come un abisso terrificante di infinito spazio informativo, che io - a proposito dell'orrore - non riuscirò mai ad assimilare. Non avere tempo.
Non avrò tempo… I confini non erano affatto dove pensavo. L'idea stessa dei confini alla fine mi ha limitato a tal punto che mi ha portato qui, oggi, a questo punto in cui cado esausto davanti allo schermo della fotocamera, incapace di superare le mie illusioni, invenzioni su come DOVREBBE ESSERE. E non dovrebbe esserlo in alcun modo. Questo è il più grande paradosso dell'essere. Se non dovrebbe esserci nulla, allora come immaginare come dovrebbe essere? eh.
Pensando a un video sui confini, ne ho disegnati di nuovi. E cosa? Mi legarono in una morsa la testa, il cuore, il petto, le mani, l'anima, e li strizzarono fino alla disperazione, perché per tutto il giorno non potei fare un passo di lato per liberarmi. Ho passato l'intera giornata a chiedermi COME È NECESSARIO, non volendo ammettere che POSSO. Per fortuna alla fine sono riuscito ad ammettere con me stesso che POSSO arrendermi, arrendermi e andare al tramonto, senza pentirmi di non aver girato questo video. Scelsi un'altra opzione, che obbedientemente incombeva davanti al mio naso tutto il giorno, ma che accantonai con orgoglio e testardaggine, volendo continuare il mio gioco masochista.
Confini… cosa ti sta limitando in questo momento? A cosa vorresti rinunciare, ma non puoi tra i sentimenti che ti sembrano vitali ora? E infine: ne vale davvero la pena?
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