Transizione

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Video: Transizione 2024, Maggio
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Anonim

Transizione.

Il passaggio sotterraneo avvolge i corpi trapassandolo con un morbido velo di insensatezza. La transizione è il luogo più morbido e scorrevole nel centro della città, qui puoi fluire in uno stato di fusione completamente impercettibile per se stessi. Mi sciolgo insieme alla polvere sul soffitto, mi fondo in un unico conglomerato di connessioni inaffidabili che disturbano le persone che le vedono, volo insieme all'aria calda e soffocante della metropolitana, come un'ape che trasporta il nettare lungo un percorso ben preciso. L'aura della vita quotidiana unita a una morbidezza intrigante, questi lisci giochi di luce delle lampade ingiallite, tutto è riempito con una viscosità muschiosa senza fretta, sentita, forse soggettivamente, ma non per questo meno credibile. In questa dolcezza vive il mio spirito di non-libertà, sepolto nella caverna sotterranea, il mio drago personale, che alita su di me i fumi del forte bere di ieri, nascosto nel trambusto di oggi, mio fedele e obbediente sovrintendente, così pignolo e brillante, che si affretta su questioni senza importanza, arrabbiato, assonnato e affamato…

E ancora e ancora passando attraverso questo rumore, file di fiori e il baccano di persone trascendentalmente insensibili, sento questo respiro pesante, in ogni battito d'ala di ogni piccione, in ogni sguardo dei senzatetto vicino al muro, questo languido senza speranza morbidezza infernale dell'aria, insopportabile nella sua ossessiva complessità. Passare e dimenticare o partire e non notare? In questo momento cresce il desiderio di scappare da qui, salire le scale e sorvolare l'asfalto morto delle strade, per proteggermi, vulnerabile, stanco amante mattutino della vita segreta, è troppo pericoloso per le mie incantevoli delusioni. Non li darò a nessuno.

Forse questo è il purgatorio, non lo so, forse prima della discesa nell'inferno sotterraneo, le guardie che vendono panini e caffè, fiori e borse, tutto ciò che serve lì, a quanto pare questi sono doni a Lucifero, in modo che ti lasci vai la prossima volta, chi potrebbe non essere. Ed è così difficile essere qui, così banalmente vile e profeticamente miserabile, l'asfalto aggrovigliato tra le nostre gambe, rugoso, tutto nei tagli del tempo, come se l'aria scolpita in esso ricordasse i vecchi tempi. Allarmante per me in questa sensazione di imminente follia di felicità, colpisce gravemente il mio umore. Brucia, qui devi bruciare tutto, prima di tutto l'aria. La lunghezza del passaggio è ideale in termini di sentimenti, la mia rabbia dall'inizio alla fine del percorso ha il tempo di sbocciare, rafforzarsi e … ecco, sono già partito, perfetto, solo una mossa da gran maestro, bravo, molto corroborante.

La metafora del passaggio del canale del parto si suggerisce. Intricati passaggi stretti e sinuosi, bui, questo profumo zuccherino di fiori (come se fossero stati comprati e portati all'ospedale qui), e questa indimenticabile sensazione di paura morente mescolata alla sensazione della grandiosità dell'andare “nella luce”. E quest'aria vischiosa, si attacca a me, la porto letteralmente su di me in superficie, e lì scompare nel vento, mi viene lavata via dal flusso di una realtà rabbiosa odiata. E poi solo confusione e insoddisfazione. Entra nelle mie ferite mentre entro nel passaggio, elaborale, mentre faccio sacrifici agli dei della prigione, prego per la mia anima, immaginala intera e pura, mentre mi inchino in segno di rispetto e allungo le mani al tornello, raggiungi conoscimi mentre vado più in profondità lungo la scala mobile verso il primo girone dell'inferno. Sono qui e sono di nuovo qui, cammino avanti e indietro, inspiro ed espiro con un grido, i miei polmoni si restringono, i miei occhi vogliono chiudersi, le mie gambe mi portano all'uscita, più veloce, più veloce, più veloce, ho tempo per rinasci oggi, fallo, altrimenti che senso ha?

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